28 nov 2013

Il caso Rosetta


Memorie canarine - Il caso Rosetta
Rosetta, l’arbitro Garbieri e Mazzoni, in Modena-Juventus 1-2 del 4.1.1931
30 novembre 1923. Il calcio federale in Italia si stava ricomponendo ed aveva lasciato già alle spalle un campionato dopo la riunificazione susseguente all’esperienza del C.C.I., e subiva sempre più l’attacco del movimento dei Calciatori Liberi. Il campionato 1922-23 era stato vinto per l’ottava volta dal Genoa, mentre la città Modena, con la Villa d’Oro, si fregiò per la seconda volta del titolo nazionale dei “Liberi”, dopo l’affermazione dei Giovani Calciatori Modenesi.
Uscito dal periodo bellico e dalla stagione di massimo splendore calcistico dovuto all’AMA di Claudio San Donnino, il Modena ricreò i suoi ranghi attorno a Pippo Forlivesi, calciatore di fama nazionale, a cui vennero aggiunti tutti gli elementi autoctoni affermatisi nelle varie competizioni federate che si erano susseguite dopo la nascita dell’U.L.I.C. per volere di Maranelli. La Modena calcistica tutta era cresciuta alla scuola di quel grande campione che si chiamava Attilio Fresia, che era morto qualche mese prima per problemi polmonari.
Il 30 novembre 1923 giunse questo telegramma nella sede del Modena:
 La Presidenza della Lega Nord, dissentendo unanime dalla delibera presa dal Consiglio Federale, tenente a creare un succedaneo alla lista di trasferimento (unico documento che per norma statutaria disciplini attualmente il passaggio dei giocatori), specie quando si intendesse dare effetto retroattivo a tale delibera che contrasta coi vigenti Statuti delle singole Società affiliate;
constatato che il Juventus FC, facendo giocare domenica 25 corrente il sig. Rosetta, ha contravvenuto alla delibera della Presidenza della Lega Nord, che teneva in sospeso la richiesta del sig. Rosetta, domandandone l’esame e la risoluzione al Consiglio della Lega Nord, unico Ente che, da termini di Statuto, possa deliberare in materia di passaggio di giocatori;
delibera di sospendere l’omologazione della gara emarginata e di proporre al Consiglio della Lega l’accoglimento del reclamo del Modena FC, sporto appunto per la partecipazione del sig. Rosetta a tale gara nelle fila del Juventus FC, dando conseguentemente partita vinta al Modena per 2 a 0.
Il 25 novembre precedente si era disputata a Torino la gara tra Juventus e Modena, e con gran stupore – e forse un pizzico di malizia – i dirigenti modenesi non poterono credere ai loro occhi quando seppero che la Juventus schierava, contro tutti i regolamenti federali, un nascente asso pallonaro: Virginio “Viri” Rosetta. La partita ebbe un prologo: la gara doveva essere diretta dal signor Venegoni di Legnano, ma non presentandosi, si decise di affidarla (come era possibile in quei momenti) ad un arbitro torinese, il signor Gera, che dalle cronache “fece il possibile per essere imparziale”. Probabilmente al Modena e ai suoi dirigenti, tra cui figurava il Prof. Luigi Casini, allora vice-presidente federale, interessava poco il metro di giudizio arbitrale, consci di stare assistendo ad un match il cui risultato sul campo (vittoria juventina per 1-0 con rete di Pastore) era del tutto ininfluente. Ed in effetti, non appena terminata la gara, i dirigenti canarini presentarono nelle mani dell’arbitro il reclamo per l’irregolare posizione del calciatore vercellese, ora bianco-nero.
Luigi Casini
Era un calcio diverso, nel quale le gerarchie non erano ancora state sovvertite dal “metropolitanismo”. La Juventus, complice l’arrivo nella sua dirigenza dell’avvocato Edoardo Agnelli nel mese di luglio 1923, non voleva lasciare nulla di intentato per vincere il campionato. Il Modena era una realtà provinciale, in un calcio nel quale il predominio genoano-vercellese stava per essere interrotto definitivamente (il Genoa avrebbe vinto in quella stagione il suo nono ed ultimo scudetto): al momento della gara, giocatasi il 25 novembre, il Modena si trovava al secondo posto nel girone A della Lega Nord, ad un punto dal Genoa capolista, ma con una gara da recuperare contro l’Internazionale.
In merito a questa gara, giova sottolineare un altro aneddoto. L’incontro  contro i nerazzurri era stato disputato a Milano, sul campo di Via Goldoni, il 14 ottobre precedente, e sul campo era stata vinto dai milanesi grazie ad una rete di Cevenini III. Tuttavia il Modena sporse reclamo per errore tecnico arbitrale in quanto il direttore di gara accordò una punizione di seconda per un fallo per il quale il regolamento prevedeva un calcio franco. Il reclamo fu (horribile dictu al giorno d’oggi) accettato.
Si trattava però degli ultimi fuochi di un calcio ancora impregnato del rispetto fiscale delle regole e di un supposto dilettantismo di base. Già nel 1926, con la carta di Viareggio, si ebbe il superamento dell’ormai formale dilettantismo del calcio e si spianò la strada ad un ormai ineluttabile trasformazione professionistica dell’intero movimento federale.

Liberamente tratto da “Modena F.C. 1912-2012”, Artioli Editore

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