28 mar 2014

La fondazione del Modena F.C. (I Parte). La Panaro e la Virides.

Barriera Vittorio Emanuele subito dopo la memorabile nevicata del 1909.
Barriera Vittorio Emanuele subito dopo la memorabile nevicata del 1909.



Tra esattamente 10 giorni il Modena Football Club festeggerà il 102° anniversario della sua fondazione, ho pensato di festeggiare l’evento con una serie di articoli riguardanti i tribolati primi anni del calcio a Modena e, in particolar modo, i due anni e mezzo, dal gennaio 1910 all’aprile 1912, che portarono alla fondazione del sodalizio che, ancora oggi, e dopo tanti anni, tiene alto il nome della città a livello nazionale. Quello che verrà pubblicato è il frutto della ricerca mia, di Gilberto Guerra e di Alessandro Simonini ed è servito come base per il primo capitolo del I volume del libro Modena Football Club 1912-2012 (a cura di Filippo De Rienzo, Gilberto Guerra e Alessandro Simonini) edito nel maggio del 2012 da Artioli Editore per il centenario del club. In quella sede per ragioni di spazio non tutto era stato pubblicato, ora approfitto di Parlandodisport per pubblicare una versione riveduta e corretta di quelle pagine, arricchita con alcune trascrizioni dei testi originali dei giornali e, possibilmente un più vasto apparato iconografico. 
 
Panaro e Virides.
E’ opinione comune che il calcio sia assurto al rango di sport preferito degli italiani nel 1930, quando la nazionale guidata da Pozzo, vertice massimo del movimento calcistico italiano e fiore all’occhiello del regime mussoliniano, vinse due allori mondiali. Quasi tutti gli studiosi del fenomeno calcistico italiano concordano nel ritenere che fino a quel momento il calcio, ridenominazione tutta italiana del foot-ball impostasi a partire dagli anni ’10, venisse nel cuore degli italiani dopo il ciclismo e gli sport motoristici. Se questo è l’assioma ormai incontrovertibile con cui qualsiasi studioso della storia del calcio inizia un’opera a carattere generale sulle vicende del football nostrano, si può tranquillamente dire che esso non regge alla prova empirica della ricerca nelle biblioteche. Almeno, non regge per quanto riguarda Modena e per almeno due ordini di motivi. Primo: a Modena lo “sport” di gran lunga più seguito dai cittadini era l’attività colombofila, variante sanguinosa del tiro a piccione compresa; secondo: non appena le partite di football presero ad avere cadenza regolare e a impegnare le stagioni autunnali e invernali, sino alla primavera se le cose giravano bene, tutte le altre attività sportive passarono in secondo piano. Certo la passione per il Giro d’Italia rimase altissima, come nel resto d’Italia, ma già da metà degli anni 10 con le iscrizioni delle squadre della città e della provincia ai primi campionati federali, il football la faceva da padrone nelle cronache giornalistiche per gran parte dell’anno.

A Modena la passione per il football si diffuse a partire dal 1903 quando la Società Ginnastica Panaro, nell’ambito dell’annuale saggio ginnico, fece disputare sul proprio campo, in Via Ricci, una gara dimostrativa di calcio. Il fatto non deve sembrare insolito: in opposizione ai pochi club metropolitani nati per emulazione del modello inglese, fondati da inglesi residenti in Italia ( Genoa Cricket and FootBall Club, Milan Cricket and Football Club, Anglo-Panormitan Football Club ) e iscritti alla Federazione Italiana Football ( FIF, che diventerà nel 1909 FIGC ), le prime squadre provinciali videro la luce, a Udine come a Cuneo, a Vercelli come ad Alessandria, sotto l’egida di società sportive storicamente attive nei campi della scherma, del podismo e, appunto, della ginnastica. Modena in questo senso non fece eccezione, nel senso che, appunto, l’attività calcistica fu tenuta a battesimo da una delle più gloriose società di ginnastica italiana, tuttavia la squadra della Panaro non andò mai oltre sporadiche partite dimostrative e non si iscrisse mai all’allora importante torneo calcistico per società di ginnastica organizzato annualmente dalla FGNI ( Federazione Ginnastica Nazionale Italiana ) in competizione con i tornei della FIF. Terminate dunque queste prime esperienze, il testimone della passione calcistica a Modena fu raccolto dagli studenti degli istituti superiori cittadini e dagli universitari che furono i veri e propri fondatori della tradizione calcistica geminiana.

A dare il via alle fondazioni dei club studenteschi fu il Liceo Classico Muratori: su impulso del professor Fioravanti i ginnasiali Muratoriani diedero vita alla Virides, dalla maglia bianca e col campo da gioco in Porta Sant’Agostino di fronte alla Chiesa delle Grazie, squadra dalla storia effimera che ebbe però il merito di stimolare gli studenti dell’Istituto Tecnico e dell’Università e i liceali dell’altro Liceo Classico cittadino, il San Carlo, che nel giro di qualche tempo fondarono  rispettivamente l’Associazione Studentesca Calcio dai colori rossi e l’Audax FC, dai colori bianconeri. La Virides, a dirla tutta, non era un club calcistico, un football club, ma piuttosto la sezione modenese della Federazione Nazionale Scolastica per l’Educazione Fisica, e cioè, nei fatti, una piccola società che si occupava, nel dopo-scuola, di diffondere lo sport e le attività ludiche tra gli studenti del Liceo. Le attività erano le più disparate e andavano dalle camminate verso le Salse di Nirano  con annesso pranzo all’Albergo Leon d’Oro in Sassuolo a quelle più propriamente sportive tra cui, manco a dirlo, spiccava la ginnastica. Accadeva quindi che tra un salto al cavallo e una prova al corpo libero il Fioravanti lasciasse sfogare i puelli, quasi tutti del Ginnasio, facendoli correre dietro una palla, non ancora di cuoio, ma pur sempre una palla. Due dritte sulle regole che erano ben conosciute a tutti i ginnasti e si iniziava la mischia, perché di tattica nessuno ne sapeva niente. Era il maggio del 1909 e Modena era un paesone di 65.000 abitanti, di cui poco meno della metà all’interno delle vecchie mura, 80.000 vacche e 60.000 maiali. Eppure era una città povera, poco o punto industriale, con un fortissimo tasso di emigrazione e uno sproposito di morti all’anno per dissenteria, difterite e .. colera. I gatti dei signori mangiavano più carne dei cristiani in carne e ossa, più ossa che carne a dire il vero, e quindi non c’era da stupirsi se la città e la provincia avevano il triste primato italiano per la mortalità infantile, il 18 e 28% rispettivamente, nel primo anno d’età. Chi sopravviveva alla decimazione, abbondante, lavorava i campi e di fare sport non ne voleva proprio sapere. Lo sport era lo svago delle classe agiate, non solo degli aristocratici, ma anche e soprattutto dei borghesi di città, dei borghesi delle professioni e dell’apparato burocratico statale. Andavano di moda gli sportsman, avvocati e imprenditori, professori e ingegneri che ogni stagione si invaghivano di uno sport nuovo. A cavallo degli anni ‘10 nella Modena ancora stretta nelle sue mura, esplose il football. Esplose tra gli sporstman ma soprattutto esplose tra i loro figli che, ancora studenti, iniziarono a praticarlo in massa: alla Virides, seguirono altre squadre, tra cui la Società Patria, l’Unione, la Pro Modena, la Pro Mutina, il Mutina e lo Junior Football Club, tutte radicate in uno degli istituti scolastici cittadini, spesso l’espressione di una sezione, di una classe, della quarta ginnasiale piuttosto che della quinta, ma solo due prosperarono e si imposero tra il 1910 e il 1912, l’Associazione Studentesca del Calcio e l’Audax Football Club.


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  Diviso in 4 parti, l’articolo del 1910 della Provincia che ad oggi costituisce una delle pochissime prove dell’esistenza in vita della Virides e del genere di attività che svolgeva. Una passeggiata a Maranello, condita da  pranzo, brindisi e poesie in dialetto.


da “Modena F.C. 1912-2012″, a cura di Filippo De Rienzo, Gilberto Guerra, Simonini Alessandro, Modena, 2012, Artioli Editore.





 

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